Cari amici,
chi -fra Voi- ha avuto occasione di leggere i miei precedenti post, io spesso uso questo blog come diario aperto ed qui e la' lo condisco con alcune mie riflessioni.
In un precedente post che avevo intitolato "la malattia secondo me" vi raccontavo di come io "vedessi" la malattia e di cosa essa fosse per me.
Ora nelle prossime righe voglio riflettere insieme a Voi sul come alcune patologie possano cambiare e condizionare la nostra vita.
Una malattia una volta conclamatasi può scomparire con tempi e difficoltà diverse, può sopraffarci o progressivamente guastarci (come nel mio caso).
Come potrete ben immaginare, data la mia limitatezza di visione e di esperienza posso raccontarvi cosa accade nell'ultimo caso.
Una patologia progressiva toglie piano piano le funzioni del nostro corpo e così settimana dopo settimana la malattia rosicchia spazi alla "vita normale", mi spiego meglio.
Dopo la "botta" iniziale della diagnosi spesso ci si dice ed ora?? Cosa succede?? Come andrà??
Alcuni di noi reagiscono con paura, altri con rabbia ed altri ancora trovano in se stessi energie spesso sconosciute.
Mi è capitato quindi di osservare che se si imbocca la via della paura o della rabbia la malattia tende ad acuirsi più velocemente rispetto a chi la accetta e la fa' propria. Tuttavia qualunque strada si prenda la nostra nuova compagna di viaggio ci modifica la vita.
E così accade che nel corso dei mesi diventa normale non fare una cosa e poi l'altra, e via via fino a fermarsi.
Per farVi comprendere meglio Vi racconto la mia esperienza diretta.
La mia patologia in questo momento sta colpendo gli arti inferiori ed essi tremano se troppo sollecitati "meccanicamente" o se sottoposti a stress ambientale (clima, rumori ed altro).
E' capitato quindi che per evitare di stare male ho iniziato a rinunciare a vivere molte situazioni, salvo poi accorgermi che stavo esagerando.
Confesso che vivendo a contatto con la malattia ed altri malati, è veramente facile ingigantire ciò che grande non è e quindi non appena resomi conto del mio "errore" ho iniziato a cambiare registro e se da un lato ho continuato ad evitare le situazioni in cui certamente sarei entrato in crisi dall'altro ho imparato ad affrontare ciò che potevo ancora fare.
Ad oggi posso dire di avere trovato un discreto equilibrio e pertanto grazie ad buona consapevolezza del mio fisico e della mia psiche affronto le giornate in maniera più serena. Certo mi ci sono voluti più di due anni, ma sono abbastanza soddisfatto del risultato.
Partendo dalla mia esperienza personale il mio consiglio è pertanto quello di non "ritirarci dalle scene" prima del tempo, non ne vale la pena...ci perderemmo preziosi giorni di vita.
Il mio modus vivendi era ed è molto semplice e si può racchiudere in un paio di righe:
"quando si ha un problema, sia esso di salute o meno, il trucco per ripartire è VIVERE ed immergersi nella vita stessa. La soluzione è spesso fuori da noi e ci è sufficiente VIVERE per trovarla" .
E' un atteggiamento molto semplice da prendere e vivendo la vita spesso si scopre non solo che ciò che sembrava insormontabile tale non è ma che anche la vita è BELLA, è meravigliosa in qualunque situazione.
D'altro canto per imparare a nuotare o ad andare in bicicletta tutti abbiamo dovuto affrontare la paura del compiere tali azioni,ebbene lo stesso (a mio parere) vale anche per i guai di salute. Viviamoli, non chiudiamoci in noi stessi e tutto sarà più semplice.
Concludo con una frase di Theodore Roosevelt : "Fate ciò che potete, con ciò che avete, dove siete."
Buona vita a tutti, Vi abbraccio Claudio Giordana :-)
Ps: come sempre se il contenuto di questo blog vi piace, condividetelo con le persone a voi care...e GRAZIE se lo farete!!
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