Cari amici,
rieccomi qui a condividere con Voi qualche mio pensiero in libertà. Eh sì questa vita più lenta ed attenta al mio io mi offre l'opportunità di meglio riflettere su alcuni temi del vivere quotidiano.
In questo post mi soffermerò sul concetto di "essere finito".
La meravigliosa lingua italiana all'espressione "essere finito" fa corrispondere almeno due concetti decisamente diversi tra loro.
Nell' uso gergale si dice infatti "sono finito" per indicare una situazione in cui si è "alla fine " ovvero si è ad un vicolo cieco.
La stessa espressione "sono finito" può anche esprimere il concetto che io in quanto essere umano ho dei limiti, non sono appunto infinito.
Mi soffermerò ,pertanto, su questo secondo aspetto e -come sempre mi piace fare- lo condirò con la mia esperienza di vita.
Inizio con il dirvi che io sino a qualche tempo mi sentivo infinito o meglio dire senza limiti. Le mie giornate duravano almeno 18 ore e in esse concentravo lavoro, affetti , amici e tutte quelle cose che tanto mi piaceva fare. Le energie non mancavano e forse l'adrenalina di quello stile di vita colmava le eventuali carenze. Chi mi frequentava mi chiedeva spesso: "Come fai" e mi consigliavano (non a torto..) di abbassare i ritmi ma io appunto sentivo dentro di me molta energia e così non rallentavo il passo.
Insomma avevo quasi l'illusione di poter chiedere al mio corpo qualunque cosa.
Poi arriva la malattia e con essa gli acciacchi e lì per lì la mia convinzione (..o presunzione?) di poter fare tutto come prima , solo con qualche limite in più , è rimasta.
Ma la malattia avanza e con essa sono aumentati i fastidi ed allora oltre ad abbassare i ritmi, mi sono reso conto di essere finito, ovvero di avere delle risorse esauribili e soprattutto limitate.
Grazie a questa presa di coscienza ho iniziato, non senza fatica lo ammetto , a cercare di allineare la mia vita quotidiana a ciò che il corpo mi permetteva di fare. Questo non è stato un semplice adattarsi a dei limiti fisici , ma bensì era ed è comprendere a livello mentale ciò che era bene per il mio corpo e seguirlo. E così ho iniziato ad eliminare tutte le fonti che potevano danneggiare il mio equilibrio. Mi spiego meglio.
Grazie al fatto che le mie gambe diventano più rigide prima e tremanti poi, in alcune condizioni, ho iniziato ad evitare quelle situazioni. Ad esempio mi capita di stare abbastanza bene e poi - per il solo fatto di vedere troppe persone insieme o vivere situazioni troppo stressanti (un appuntamento di lavoro o una discussione accesa) - tutto il mio equilibrio crolla ed io tremo.
A volte la vita è ironica, io ho passato quasi 12 anni a contatto con il pubblico ed oggi scopro che quelle stesse azioni mi fanno tremare. Alla luce di ciò mi piace pensare che - forse- quando si è sani si sottopone il proprio corpo a delle sollecitazioni che lì per lì non ci creano nessun problema (anzi magari ci provocano gioia) ma che poi con il passare del tempo possono causare guai. Che le mie azioni, compiute con entusiasmo , fossero contrarie al mio vero io ??
Difficile rispondere, ma ci sto pensando molto.
Di certo con questo non voglio dire che la mia malattia è dovuta al mio precedente stile di vita, posso però ipotizzare che quest'ultimo abbia contribuito ad aiutare l'avverarsi del guasto.
Il mio consiglio è quindi seguiamo il nostro io, "sintonizziamoci" su di esso ed ascoltiamoci con grande attenzione perchè questo ci permetterà (almeno spero) di vivere una vita più sintonica con noi stessi.
Sempre parlando del concetto essere finito e preso atto che noi disponiamo di risorse limitate confesso che mi piace estendere anche questo concetto al mio modo di pensare, ovvero uso le mie risorse mentali con il solo fine che esse possano essermi di giovamento.
Un esempio se incontro una persona non "perdo tempo" a giudicarla e ciò perchè mentre utilizzo risorse per svolgere questo processo mentale ,rischio di perdermi cosa l'interlocutore può donarmi.
O ancora dato un problema non mi soffermo (..o almeno ci provo) su di esso ma cerco le soluzioni: se tale problema genera effetti certi e non modificabili, non è meglio cercare di comprendere come adattarci a quanto sta avvenendo piuttosto che spendere il proprio tempo a cercare di lamentarci su ciò che sta avvenendo??
Eh sì il concetto di "essere finito" offre a mio giudizio molti spunti di riflessione e se avrò modo tornerò ancora sul tema, ma prima di chiudere vi e mi sottopongo una domanda: "Visto che,senza ombra di dubbio, siamo essere finiti ed abbiamo un tempo finito a nostra disposizione, che logica ha cercare di danneggiare il prossimo, criticarlo in maniera non costruttiva o vivere una vita nell'infelicità o insoddisfazione perenne?? " ..a questa domanda ognuno di noi può dare la propria risposta, io mi e vi auguro di cuore che ognuno di noi possa usare il proprio tempo solo (o almeno principalmente) in maniera costruttiva.
Buona vita a tutti, un abbraccio Claudio :-)
Ps: come sempre se il contenuto di questo blog vi piace, condividetelo con le persone a voi care...e GRAZIE se lo farete!!
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