Cari amici,
da qualche giorno sono nuovamente in ospedale a Milano.
Sono venuto a cercare di "mettere a posto" le gambe che erano sempre meno vogliose di accompagnarmi in giro. Come sta andando?? Faccio fatica e tanta, ma qui dove sono ricoverato mi trovo molto bene sia sotto il profilo professionale che umano e poi giorno dopo giorno noto dei miglioramenti e questo mi da' fiducia e mi fa' lavorare con voglia. Una cosa è certa io voglio impegnarmi al massimo e poi seguirò il corso della vita.
Fatta questa premessa di puro tipo cronicistico, volevo condividere con Voi un pensiero che mi è venuto alla mente ieri sera, grazie allo spunto di una persona che non conosco di persona ma che mi è "amica" sul social network Facebook.
Spesso e volentieri si sente dire che per essere felici bisogna provare l'infelicità, che per comprendere cosa voglia dire stare bene si debba provare la sensazione opposta.
Rapportando questo semplice pensiero alla malattia, quest'ultima è la perdita di una condizione di salute. E quando si perde la salute ci si accorge di quanto importante essa sia.
Il processo di reazione alla malattia è (per molti) cercare di guarire e per fare ciò ci si impegna con vigore e volontà. Insomma si cerca di "estirpare" la malattia per tornare alla vita precedente.
Nel mio caso al di la' di ogni terapia e forza di volontà questo mi è impossibile ,e così la mente inizia a lavorare, a cercare strategie per stare bene e per compensare ciò che si è perduto.
In questi mesi ho cercato di semplificare molto la mia vita, ho cercato di capire come sentirmi bene "nonostante tutto" .
Premesso che lo stare male è parte integrante della vita,la condizione di serenità la si raggiunge sì attraverso l'accettazione della malattia e l'integrazione di essa nella vita ma anche nella capacità di rimanere in equilibrio fra condizioni differenti.
Mi spiego meglio.
Io ho paura (e molta) di cosa la malattia potrà fare,ma nel contempo cerco di affrontare "di petto" e con coraggio la situazione che vivo.
Sono arrabbiato (e molto) di ciò che mi accade, ma nel contempo cerco di tradurre tale rabbia in energia positiva...io la definirei amore verso il prossimo.
Io talune volte (e capita spesso, vi garantisco..) sono triste (e piango), ma cerco di convertire tale stato d'animo in serenità e soprattutto sto imparando a non "ammorbare" chi mi circonda con i miei guai,ma bensì cerco di condividere la mia esperienza.
Spesso mi si dice sei forte, hai coraggio..in realtà non è così è solo che provo a tramutare un evento negativo in positivo. Questo tipo di approccio fa' stare meglio me perchè non alimento le mie paure e le mie angosce e le tramuto in qualcosa di positivo e in un certo qual modo non sono "di peso" agli altri. Non sempre mi riesce , ma mettiamola così questo vorrebbe essere il mio approcio alla gestione della vita.
In ultimo usando una metafora mi piace immaginare la vita come un placido fiume con tanto di sorgente ed estuario , il mio compito è seguire il corso del fiume e per fare ciò cammino lungo gli argini con un piede su una sponda ed un piede sull'altra : da una parte ci sono le situazioni positive, dall'altra quelle negative e l'unica maniera per riuscire ad arrivare, con facilità, all'estuario del fiume è quella di camminare passo dopo passo appoggiando i piedi su entrambe le rive. Insomma la vita scorre sotto di noi e noi -come esperti funanboli-rimaniamo in equilibrio fra le situazioni positive e quelle negative.
Con questa semplice metafora, chiudo il mio post e Vi auguro una buona vita.
Come sempre se questo post vi è piaciuto e vorrete condividerlo con i Vostri amici o sulle Vostre bacheche io ne sarò felice.
Un forte abbraccio ed un grande sorriso, ciao a tutti, Claudio :-)
avevo scritto un commento ieri sera.....ma è sparito!
RispondiEliminaCiao Enza, prova a reinserirlo..a me blogspot non me l'aveva segnalato. Grazie mille :-)
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