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Ritorno alla quotidianità.


Ciao a tutti,
ebbene sì tempus fugit e così è trascorso poco più di un mese da quando sono tornato a casa dall'ospedale.
Uscendo dall'ospedale avevo alcune paure e molti spettri ed ora voglio raccontarvi che cosa ho vissuto e quali sensazioni ho provato in queste settimane.
In un precedente post scrivevo che ero molto provato dall'ambiente dell'ospedale ed ero smarrito su cosa fare.
Data la mia condizione di stanchezza immediatamente sono andato qualche giorno in vacanza e lì ho ripreso contatto con la quotidianità perduta. In quei giorni mi sono accorto che le mie gambe andavano meglio di quanto pensassi e così oltre a condurre una vita normale (..salvo qualche episodio per così dire complesso..)piano piano riacquisivo fiducia in me.
Ma poi,come è giusto che sia, le vacanze finiscono e così torno a Torino e cerco di reimmergermi nella realtà quotidiana e qui mi accorgo delle differenze, di come io oggi possa fare molte meno cose.
Di fronte alle gambe non più perfettamente sotto controllo la mia reazione è stata ci provo finchè non ci riesco,ma questa volta dopo svariati tentativi mi sono accorto che dovevo cambiare strategia.
Ebbene sì ammalarsi oltre che accettare la malattia, farla propria comporta anche (a mio giudizio ovviamente) cambiare visione della propria condizione e cambiare strategia per affrontare i problemi che ci si parano davanti.
E così dato che l'approccio prova e riprova non funziona, ora sto adattando la mia vita (privata e non) sulla regola: troviamo i nuovi limiti.
E' una ricerca complessa (molto più di quanto pensassi) ed alcune volte un poco lo sconforto prende piede,ma poi il piacere di vivere la quotidianità e di tornare a condurre una vita sociale e privata non dico come prima ma il più normale possibile hanno la meglio... e così eccomi a fare tutti i miei esperimenti.
Scoprire di non riuscire a prendere un autobus, tremare in un centro commerciale o uscendo dal lavoro, di non essere più autosufficiente negli spostamenti e molte altre limitazioni, spaventano e molto ma poi -ricordandomi la recente esperienza dell'ospedale- mi rimprovero e mi dico: "non lamentarti troppo Claudio ed accetta ciò che hai".
Quello che ho notato che alcuni fattori influenzano e molto la mia condizione fisica: i rumori ambientali, la sovraesposizione al relazionarsi con gli altri,le troppe ore di lavoro..e tutto ciò che per me è stress.
A posteriori mi chiedo quanto,questi fattori possano aver contribuito a danneggiare il corpo e quindi il mio consiglio (..a rischio di dire una grande banalità) è vivete una vita il più possibile tranquilla ,date poco "cibo" ai fattori stressogeni perchè essi -a mio giudizio- possono danneggiare il nostro delicato ecosistema di cellule chiamato corpo.
In ultimo e chiudo con una riflessione e cioè che amici,conoscenti con i quali parlo e scrivo talune volte affermano che io infondo loro fiducia, che sono ottimista ebbene ammetto che non sempre è così, che alcune volte ho molta paura e mi sento giù ma poi quando verrebbe il momento di lasciarsi andare mi pongo una domanda che alternativa ho?? Quale vita voglio per me?? E' la risposta è che voglio una vita sorridente,voglio continuare ad imparare ed a crescere e con il "muso lungo" queste cose riescono certamente riescono peggio e così vado a ricercare il sorriso che anche se nascosto è sempre presente dentro di me e dentro ognuno di noi.
Non è sempre facile farlo, ma vi garantisco la ricompensa -una giornata serena e sorridente- è impagabile :-)
Un forte abbraccio,Claudio Giordana :-)



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