Non posso negare che andare in ospedale non è il massimo ma la vita di un ospedale ti può arricchire in maniera enorme.
Qui dove sono ricoverato, ahinoi, la malattia vive nelle stanze e se alcuni finito il ciclo di cure fisioterapiche escono guariti, altri hanno solo arrestato il progressivo guastarsi del corpo.
Parlando con gli ammalati, tanti schemi del mondo esterno cambiano.
La domanda come stai?? .. è sostituita dalla domanda perchè sei qui?? A questa domanda tutti rispondono indicando la propria malattia e poi ecco che ognuno di noi da' la propria interpretazione a cosa gli è accaduto ed il modo in cui affronta la malattia.
I più si dimostrano arrabbiati, delusi dalla vita o rassegnati agli eventi per quanto accaduto e delegano a terzi (..in questa situazione ai fisioterapisti ed ai dottori) la soluzione..seguono lo stesso approccio che si può avere quando un oggetto si rompe e lo porto in un centro di riparazione.
Qui dove sono ricoverato, ahinoi, la malattia vive nelle stanze e se alcuni finito il ciclo di cure fisioterapiche escono guariti, altri hanno solo arrestato il progressivo guastarsi del corpo.
Parlando con gli ammalati, tanti schemi del mondo esterno cambiano.
La domanda come stai?? .. è sostituita dalla domanda perchè sei qui?? A questa domanda tutti rispondono indicando la propria malattia e poi ecco che ognuno di noi da' la propria interpretazione a cosa gli è accaduto ed il modo in cui affronta la malattia.
I più si dimostrano arrabbiati, delusi dalla vita o rassegnati agli eventi per quanto accaduto e delegano a terzi (..in questa situazione ai fisioterapisti ed ai dottori) la soluzione..seguono lo stesso approccio che si può avere quando un oggetto si rompe e lo porto in un centro di riparazione.
In maniera pressochè simile chi ha questo atteggiamento, non modifica (o per lo meno cerca di non farlo) i propri comportamenti e le proprie abitudini. Ribadisco il concetto, si pensa ho un problema, qualcuno lo risolverà.
Altri (pochi..) sono sì arrabbiati e delusi dagli eventi,ma hanno dentro di se' la volonta di cambiare se stessi, lottano fianco a fianco di chi li segue e soprattutto sono fortemente innamorati della vita.
Mi ha colpito molto ciò che mi ha detto una signora (molto anziana..penso più di 90 anni) che fermandomi nella sala tv mi dice: " ciao, voglio che anche tu stai bene...devi fare esercizi..perchè devi diventare come me". Ebbene questa signora era qui per mantenere la capacità di muoversi autonomamente e non si lagnava, anzi collaborava in maniera tenace.
Tutto ciò premesso ecco come io, oggi 30.07.2012, vivo la malattia che mi ha colpito.
D'istinto mi viene da dire, ma cavolo si può a 35 anni appena compiuti dovere lottare per camminare, avere paura di andare in giro da solo e vivere con l'incognita che un giorno potrei peggiorare??
Poi rifletto e grazie anche al confronto con chi mi sta intorno ,mi dico che devo impegnarmi a combattere la malattia. Come scrivevo in un precedente post, sto diventando amico con la malattia .Ora devo far sì che (come in un buon rapporto di amicizia) la mia "amica" non diventi troppo invadente.
E così,senza troppa paura,cerco di impegnarmi al massimo e se ogni tanto le gambe tremano non mi spavento e continuo a fare esercizi, a camminare.
La cosa a dir poco meravigliosa (a mio modo di vedere) è che non so' a quanto possano servire i miei sforzi,non so' sino a quando riuscirò a camminare, ma ciò nonostante mi godo lo spettacolo delle mie gambe che camminano, che passo dopo passo mi portano dove voglio.
E poi mi convinco sempre più che,alcune volte nella vita,la soluzione è semplicemente saper gioire al massimo di ciò che la vita ci offre.
Un abbraccio, buona vita. Claudio :-)
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